Lo scorso weekend mi è capitato di accendere la TV quasi per caso e di assistere per una ventina di minuti al discorso elettorale tenuto da Berlusconi al Palalido di Milano. Era Berlusconi, ma avrebbe potuto essere Veltroni o qualunque altro candidato.
Berlusconi ha detto un sacco di cose, alcune condivisibili, altre meno; ma il punto che mi interessa sottolineare non è questo; Berlusconi ha spiegato cosa intende fare se sarà eletto nuovamente Presidente del Consiglio, ha cioè esposto il programma, quello che fanno tutti i candidati. Indipendentemente dal fatto di credere o meno in quel programma (e in quel che dice il suo leader), un cittadino ha avuto la possibilità di conoscerne i contenuti, di farsi un'idea e dunque di dare un giudizio che potrà poi avere conseguenze al momento di esprimere il voto nel giorno delle elezioni.
Poi ho spento la TV e ho continuato a fare le mie cose. L'ho riaccesa un po' più tardi per vedere l'edizione principale dei vari telegiornali. Ma se si esclude un breve cenno alla proposta di riduzione dell'ICI sulla prima casa e a una generica intenzione di abbassamento della pressione fiscale, praticamente in nessuno dei sette notiziari nazionali c'era la minima traccia dei punti toccati da Berlusconi nell'esposizione del programma.
Questione di tempi ristrettissimi dei servizi televisivi, potrà pensare qualcuno. Peccato che si è invece trovato tempo per mostrare il gesto dello strappo dei fogli di carta e altre battute da campagna elettorale.
Mi sono subito venuti in mente i comizi di Miglio e Bossi, tanti anni fa in Piazza Duomo a Milano; si parlava di federalismo, autonomia, indipendenza, secessione, autodeterminazione, trattati internazionali, ecc.; erano comizi interessantissimi. Tornavi a casa pieno di entusiasmo, quasi con le ali ai piedi, ma poi guardavi il telegiornale della sera e di tutti quei discorsi non ci trovavi nulla; solo qualche ripresa di qualche militante abbigliato in modo un po' folkloristico, qualche passaggio un po' forte (ma di scarsissimo interesse rispetto al comizio vero e proprio), qualche frase ad effetto o qualche parolaccia. E questo accadeva su ogni TG.
Oggi non è cambiato nulla. I servizi dei telegiornali sono tutti uguali, fanno tutti la stessa sintesi, quella che fa comodo a loro e ai loro editori. Anche da un punto di vista probabilistico è quasi impossibile che sette persone diverse che assistono allo stesso evento possano riportare gli stessi passaggi, gli stessi discorsi.
In TV si parla di politica in continuazione ma si omettono sempre i fatti; interessano solo i battibecchi, i litigi, cosa ha detto Gino di Pino, Pino di Lino, Lino di Mino e Mino di Gino, fino a chiudere il cerchio; è un litigio perenne, inutile, dannoso, che non informa, anzi, al contrario volutamente disinforma. Come direbbe ancora Bossi: tutto ciò non avviene per caso ma è fatto scientificamente.
La TV italiana è un museo di cornici a cui mancano i quadri. Meglio spegnere e passare alla Rete; è molto meno comodo farsi le ricerche da soli, saltare da un sito all'altro, incontrare opinioni diverse e contrastanti, ma è l'unico modo che abbiamo per essere realmente informati.