Ho notato che in una recente pubblicità la casa automobilistica ceca Škoda ha rinunciato a scrivere Škoda in favore di Skoda. Evidentemente devono aver capito che per gli Italiani non c'è alcuna speranza di comprendere la differenza tra una š e una s, né di pronunciare la prima in modo corretto. Un po' come se per loro non ci fosse differenza tra scemenza e semenza, tra scettico e settico o tra scisma e sisma.
Dal punto di vista del rispetto per la pronuncia dei termini stranieri quello italiano è probabilmente uno tra i popoli più ignoranti, sicuramente lo è in ambito europeo, e non sembra mostrare cenni di miglioramento apprezzabili.
Il livello di Inglese parlato da un Italiano preso a caso, anche riferendoci a chi occupa posizioni dirigenziali in contesti multinazionali, è imbarazzante. Basta incontrare un coetaneo Spagnolo, Portoghese o Greco, popoli che gli Italiani, con ridicola miopia e fastidiosa supponenza, si ostinano a considerare più arretrati di loro, per capire chi è davvero retrogrado.
Per le altre lingue è anche peggio (mi viene in mente al volo l'inspiegabile troncatura della e finale nella parola Deutsche Bank che ci sentiamo ripetere al telegiornale quasi ogni giorno).
Istituzioni scolastiche tragicamente figlie del '68 e una pletora di giornalisti e telegiornalisti solo di nome e non di fatto (aventi, ovviamente, la stessa madre culturale) sono tra i responsabili primari di questa situazione. Basterebbe sentir pronunciare un termine in maniera corretta a scuola o in TV per risolvere tutto nel giro di qualche anno (l'investimento è infatti da intendersi per le nuove generazioni, per quelle attuali non c'è più tempo). Ma i cattivi formatori generano cattivi cittadini così come i cattivi maestri generano cattivi alunni. E allora è difficile spezzare questo circolo vizioso. L'unica speranza è quella di avere presto una quota di giornalisti e insegnanti di origine straniera in sostituzione di quelli nazionali.
Come molti, quando si è giovani, ho cominciato a nutrire una forte passione per la musica rock. E allora via con una pronuncia più bizzarra dell'altra: ai tempi del liceo c'erano i Deep Purple che diventavano i Dip Parpol, i Van Halen che diventavano i Van Allen, e tanti altri (tipo i REM pronunciati rem anziché ar i em, o gli U2 pronunciati all'Italiana).
Se penso al mondo del calcio mi viene subito in mente Van Basten (pronunciato Van anziché Fan). Se penso alla Formula 1 c'era fino a pochi anni fa Häkkinen che diventava Hakkinen, e oggi abbiamo Räikkönen che diventa Raikkonen, tra l'altro pronunciato con l'accento sulla o anziché sulla a. Lo sci offre poi un'altra lunga lista di nomi più o meno storpiati. Ma va detto che nel mondo dello sci esistono, rara eccezione, alcuni ottimi commentatori che pronunciano i nomi in modo perfetto. Forse perché la cultura alpina è più attenta a certe forme di rispetto.
Qualcuno potrà dire che, ad esempio, in fondo non c'è molta differenza tra un Räikkönen e un Raikkonen; che differenza ci sarà mai tra una ä e una a, e cosa vuoi che sia un accento messo prima o dopo? Questo è esattamente il tipico atteggiamento da Italiano medio (maggioranza amplissima), ovvero il minimizzare sempre ciò che non si capisce, con atteggiamento di supponenza e superficialità, ovvero proprio ciò che impedisce all'Italiano medio di elevarsi a livelli di sufficienza e decenza. Per un Finlandese sentir dire Raikkonen al posto di Räikkönen è un po' come per un Italiano di nome Franco sentirsi chiamare Francà (con l'accento sulla a!). Ma pensiamo più semplicemente al Meneghino: co (pronunciato cu, testa) è ben diverso da cu (che si pronuncia cü e significa culo).
Va sottolineato che, se da un lato l'atteggiamento di superficialità dell'Italiano standard è da condannarre senza appello, dall'altro, si creano situazioni in cui gli errori di pronuncia non sono voluti, ma come detto all'inizio, sono il frutto di non conoscenza o di inconsapevole imitazione. Lo spunto per questo post, infatti, mi è venuto un paio di mesi fa; per qualche motivo ho cominciato a parlare dello Stato del Minnesota e la mia ragazza (lituana), con mia enorme sorpresa, è scoppiata a ridere: avevo pronunciato quel nome con la s di rosa anziché con la s di squalo; d'altra parte era così che lo avevo sempre sentito dire; ma queste sono cose che capitano, si sbaglia e da lì si impara.
I nomi sono importanti, il loro rispetto ancora di più; la Storia insegna che uno dei modi per assoggettare e piegare un Popolo è sempre stato quello di cambiargli il nome. Senza un nome l'identità di quel Popolo cesserà di esistere e verrà assorbita. Non c'è bisogno di andare geograficamente troppo lontano: pensiamo all'invenzione dei vocaboli Alto Adige e Altoatesino cuciti addosso ai fratelli Sudtirolesi.