Thursday, March 06, 2008

I numeri del declino (4/4)

Due giorni fa, il 4 Marzo 2008, il World Economic Forum ha presentato i risultati del Travel & Tourism Report 2008.
Il quotidiano "Il Sole 24 Ore" (www.ilsole24ore.com) ne ha dato notizia con un articolo dal titolo "Turismo: Italia poco competitiva, per Wef dietro anche all'Estonia". Si nota subito quel Wef al posto di WEF, secondo la tipica pessima abitudine del giornalismo italiano di ignorare gli acronimi trattandoli come se fossero termini normali. Ma il capolavoro di ignoranza è il riferimento all'Estonia.

Eccone un ampio estratto:

"Prima al mondo per patrimonio culturale, agli ultimi posti per competitività dei prezzi e con tanti punti dolenti, dalle normative, all'ambiente, ai trasporti. L'Italia del turismo figura solo al 28° posto su 130 Paesi nel rapporto Travel and Tourism Competitiveness del World Economic Forum, battuta da tutti i maggiori concorrenti europei e non, inclusa l'Estonia. Come nel 2007, ai vertici della graduatoria si piazzano Svizzera, Austria e Germania, seguiti da Australia, Spagna, Gran Bretagna, Usa, Svezia, Canada e Francia [...]".

La sintesi iniziale è corretta, naturalmente troviamo scritto Usa al posto di USA e Gran Bretagna al posto di Regno Unito, nel consueto stile italico appunto.

Continuiamo a leggere:

"Più competitivi dell'Italia sono anche l'Islanda (11° posto in classifica) e la Danimarca (13°), come pure il Portogallo (15°) e il Lussemburgo (20°) e via elencando fino all'Estonia (26°) e al Belgio (27°). Ad affossare la competitività del Belpaese, che pure è il numero 4 al mondo per infrastrutture turistiche, non è solo il caro-prezzi (124° posto al mondo), ma, sottolinea il rapporto, soprattutto un contesto normativo che è poco favorevole e restrittivo soprattutto per gli investimenti esteri (109°), lo scarso peso dato al turismo nelle politiche del Governo (97°), le infrastrutture di trasporto stradale bisognose di miglioramenti e qualche preoccupazione sul fronte della sicurezza (81° posto). Andando ancor più nel dettaglio, la Penisola si ritrova a fondo-classifica in parametri quali la trasparenza della politica governativa (108°), la sostenibilità ambientale dello sviluppo turistico (113°), l'inquinamento (91-esima per emissioni di anidride carbonica), gli incidenti stradali (104°), l'efficacia del marketing (103°), la rigidità del lavoro (127-esima per le pratiche di assunzione e licenziamento). L'Italia inoltre non brilla per la spesa pubblica destinata al turismo (57°). Sul fronte dei trasporti, inoltre, non va oltre la 51-esima posizione per la qualità delle strade e si ferma alla 52-esima per le ferrovie, scende alla 97-esima per i porti e alla 70-esima per la qualità complessiva del trasporto nazionale. In realtà le strade ci sono (14° posto per densità), ma evidentemente la debolezza sta nel loro stato. Anche sul fronte aereo, abbonda più la quantità (5° posto per il numero di compagnie aeree) che la qualità (71° per le infrastrutture). A relegare l'Italia tra le maglie nere per i prezzi è un mix fatto da peso delle tasse (126° posto), prezzi del carburante (124°), parità di potere d'acquisto (107°) e prezzi degli alberghi (106°). Come insegna la Svizzera, i prezzi non sono necessariamente un freno: la Confederazione è 118-esima in materia, ma è anche ai primi posti per il contesto normativo favorevole al turismo, la sicurezza, la qualità dei trasporti, il rispetto e la protezione dell'ambiente, la flessibilità del mercato del lavoro, oltre a ben figurare per la priorità data al settore e relativi investimenti pubblici".

Come detto, il capolavoro di ignoranza è il riferimento offensivo all'Estonia; chiunque sia stato in Estonia almeno una volta, infatti, è ben consapevole di come quella piccola orgogliosa nazione sia oggi anni luce più avanti rispetto alla decrepita Italia. In Estonia funziona praticamente tutto e, se riuscite a dimenticare per una volta i classici finti paradisi tropicali da Italiano medio, ci sono luoghi turistici insoliti e meravigliosi. Non ci credete? Prendetevi due o tre giorni di vacanza e fateci un giro. Ne rimarete stupiti e affascinati.

Per quanto riguarda il report in oggetto ecco la classifica (limitata per interesse e semplicità di lettura ai soli Paesi europei); i tre numeri tra parentesi indicano il posizionamento del Paese nei tre sotto-indici che compongono l'indicatore globale, ovvero "regulatory framework", "business, environment and infrastructure" e "human, cultural and natural resources":

001 Switzerland (001 / 002 / 003)
002 Austria (004 / 008 / 007)
003 Germany (006 / 003 / 009)
005 Spain (028 / 005 / 004)
006 United Kingdom (026 / 006 / 005)
008 Sweden (009 / 015 / 008)
010 France (012 / 007 / 012)
011 Iceland (003 / 009 / 036)
012 Finland (005 / 023 / 014)
013 Denmark (010 / 010 / 028)
015 Portugal (014 / 022 / 011)
017 Norway (008 / 019 / 020)
018 Netherlands (022 / 014 / 021)
020 Luxembourg (024 / 012 / 035)
021 Ireland (011 / 020 / 041)
022 Greece (017 / 030 / 018)
025 Malta (013 / 025 / 043)
026 Estonia (018 / 018 / 049)
027 Belgium (021 / 031 / 022)
028 Italy (041 / 024 / 015)
030 Czech Republic (020 / 037 / 025)
033 Hungary (019 / 041 / 050)
034 Croatia (039 / 038 / 032)
036 Slovenia (042 / 033 / 061)
038 Slovak Republic (033 / 046 / 051)
043 Bulgaria (050 / 052 / 031)
045 Latvia (035 / 043 / 082)
047 Lithuania (031 / 045 / 074)
056 Poland (060 / 062 / 034)
059 Montenegro (053 / 068 / 045)
069 Romania (072 / 066 / 073)
077 Ukraine (059 / 078 / 100)
078 Serbia (073 / 072 / 088)
083 Macedonia (093 / 080 / 081)
092 Albania (081 / 105 / 071)
098 Moldova (066 / 100 / 110)
105 Bosnia and Herzegovina (098 / 091 / 117)