di Marco Zatterin
(apparso in origine su www.lastampa.it il 06/03/2008)
Un sondaggio diffuso ieri rivela che il 60% degli Italiani non ha letto notizie sul Parlamento Europeo in tempi recenti. E che il 73% ritiene di non essere informato abbastanza sulle attività degli eurodeputati. Pare che ci sia voglia di Europa. Sono buone notizie, ma finiscono qui.
La verità è che troppa gente risponde a casaccio quando si tratta di parlare dell'UE e delle sue istituzioni, le invocano senza sapere bene di cosa si tratta. Alle due professioni di fede di cui sopra, segue infatti una serie di spari nel buio. Afferma il sondaggio che il 91% degli Italiani ignora che nel 2009 si voterà per il rinnovo dell'Europarlamento; il 52% crede che i deputati siano raggruppati per nazionalità e il 22% non sa rispondere (pausa di riflessione sul ruolo del Partito Popolare Europeo, del PSE ecc.); il 40% è convinto che Strasburgo sia l'istituzione più potente dell'UE (e noi sappiamo che non è vero); in generale la gente ritiene che la Commissione sia più pesante nelle scelte europee del Consiglio di cui sopra (falso, ovviamente); la percezione media è che gli eurodeputati siano 122 (sono 78, peccato veniale).
Nonostante tutto questo, un Italiano su due, posto che per sua ammissione non legge nulla del Parlamento da mesi, ha una percezione positiva dell'istituzione europarlamentare. Anzi, il 51% la ritiene dinamica, il 64% democratica, solo il 25% la pensa inefficiente.
Il mondo è capovolto. In genere la passione, la stima e il rispetto nascono dalla conoscenza. Qui avviene il contrario. Molti sanno poco, ma l'idea piace. Ce ne sarebbe per costruire qualcosa di virtuoso a livello europeo, una linea di credito aperta fra i cittadini e Bruxelles. Tuttavia il timore è che, una volta scoperto come funzionano le cose, l'indice di gradimento possa calare. Sopratutto in questa stagione intermedia, con troppe elezioni e troppe poltrone in scadenza.
Per l'Europa s'inizia l'anno bianco del tutto congelato. Così gli europeisti veri saranno paradossalmente tentati dal credere che sia più opportuno, in nome della causa comune di integrazione, che il pubblico non sia completamente reso consapevole di quanto accadrà, o non accadrà, di qui alle elezioni europee di metà 2009. Tentazione ingiustificabile, ma comprensibile.