Mi ci sono imbattuto per caso lo scorso weekend, mentre cercavo tutt'altro (una mini-guida del Touring Club su Siena e provincia, per fare un regalo). Ma mi ha conquistato.
"Il Libro dell'Ignoranza" di John Lloyd e John Mitchinson (2007, Einaudi, traduzione di Alessandra Montrucchio dall'originale del 2006 "The Book of General Ignorance", QI Ltd.) è un libro che, una volta cominciato, si fatica a lasciare sul comodino non ancora finito.
La filosofia dietro il testo è quella della curiosità, la profonda, instancabile curiosità umana.
John Lloyd è il produttore di un noto programma televisivo in onda sulla BBC, una specie di ibrido tra il quiz e la commedia brillante; John Mitchinson è a capo del gruppo di ricerca del QI Bookshop, un caffè letterario di Oxford. Lloyd e Mitchinson sono due delle menti dietro al progetto QI (www.qi.com), che sta per Quite Interesting ovvero Quantomai Interessante.
Riporto, quasi per intero, il loro manifesto filosofico:
"They say the primal drives are food, sex and shelter.
QI says there is a fourth: Curiosity.
We are hard-wired for curiosity: it is innate, a fierce need, and, unlike the other three drives, it is what makes us uniquely human. But pure curiosity, completely standard in children under seven and found in great artists, scientists and explorers, is, for some reason, quickly suppressed, sublimated or shrunken in most people [...].
Our first three drives get plenty of fuel. Celebrity chefs are front page news. Eighty per cent of internet traffic is to do with sex [...].
The world brims and bulges with interesting information, but these days it rarely reaches us. A preference for the quick fix on the part of both consumer and corporation offers increasingly materialist, visceral satisfaction. We want it easy and cheap and we want it now. Fashion, celebrity, pornography, lottery. The culture is withered and lame, flashy and shallow. They're just not interesting.
People are living in a daze: swamped with information, starved of stimulation. They're overworked, anxious, bored and confused. They don't know what to do with their evenings. It takes all day to read a single Sunday paper, but no-one's any the wiser afterwards.
The human brain is the most complex object in the known Universe, with as many neurons as there are trees in the Amazon rain-forest. The number of possible connections in a single human brain is said to exceed the number of particles in the universe. But what are we doing with this extraordinary organ between our ears? [...] Doing the lottery in the pathetic hope that things would be all right if we were on a yacht.
People say the brain is like a computer, but it is not. It is nothing like a computer. There is no computer in the world today that knows or understands as much as any five year old child. Smarter than computers though we may be, what do we know, really, any of us? Sure we can build aeroplanes and toasters (well, you and I can't, but we know a man who can). Some people can remember all the state capitals in the US or the name of Napoleon's horse. But as to the knottier questions...
What is life? No one knows. What, if anything, happens after death? Nope, got me there. What is consciousness? Er... Music? Light? Viruses? Laughter? Electricity? No one has the faintest idea what any of these things actually are. We do not know how the universe began, how large it is, how fast it is expanding (or even if it is) or if there is more than one of them.
Orthodox modern physics asserts that there are many universes, though exactly how many is anyone's guess, because there is, unfortunately, no quantum physicist in the world who understands quantum physics. Well, why should they? I've never met a single person who understands the workings of their own mind or how to bring up their own children properly [...].
We live, they say, in The Information Age, yet almost none of the information we think we possess is true. Eskimos do not rub noses. The rickshaw was invented by an American. Joan of Arc was not French. Lenin was not Russian. The world is not solid, it is made of empty space and energy, and neither haggis, whisky, porridge, clan tartans nor kilts are Scottish.
So we stand, silent, on a peak in Darien: a vast, rolling, teeming, untrodden territory before us. QI country.
Whatever is interesting we are interested in. Whatever is not interesting, we are even more interested in. Everything is interesting if looked at in the right way. At one extreme, QI is serious, intensely scientific, deeply mystical; at the other it is hilarious, silly and frothy enough to please the most indolent couch-potato.
The steam engine was invented in ancient Greece. The Earth has at least seven moons, not one. George Washington's teeth previously belonged to a hippopotamus. The information goes on and on, deeper and wider, stranger and stranger.
And this is the point of QI: it is worthwhile. It is autotelic, worth doing for its own sake. And it echoes the venerable mission statement of Lord Reith's BBC: to educate, inform and entertain[...]".
Quanto citato quasi in chiusura, ovvero il duplice aspetto di serietà e gioco del progetto, è esattamente ciò che si respira leggendo il libro, anzi è forse l'ingrediente che lo rende così piacevole e interessante.
"Il Libro dell'Ignoranza" è un godibile cocktail di informazione dettagliata e acuta ironia, da assaporare con gusto lento e che, come effetto collaterale, ha, da un lato, quello di sfatare i principali miti e le false credenze entrate nell'immaginario collettivo, dall'altro, quello di appagare la nostra sete di conoscenza e soprattutto di stimolare la nostra mente interrogandola su altre questioni.
Il libro è strutturato come una lista di 195 domande/sezioni che contengono una lunga serie di questioni mai o mal poste, o semplicemente date per scontate. La classica situazione in cui tutti credono di conoscere la risposta ma che invece nasconde un tranello della conoscenza. A ogni domanda non segue solo una risposta ma anche una pioggia rinfrescante di piccole interessantissime chicce e curiosità, con aneddoti e massime dei grandi pensatori della storia.
A proposito, tutte le recensioni che ho letto in Rete parlano di 224 domande; i soliti giornalisti distratti e superficili; d'altra parte i giornalisti in questo testo sono giustamente citati come fonte primaria di disinformazione.
Ecco quattro esempi che rendono l'idea meglio di ogni altra parola introduttiva:
La domanda 7 recita: "Qual è la cosa più grande che una balenottera azzurra possa inghiottire?" Vengono proposte quattro alternative, poi viene fornita la risposta corretta. Ma a un certo punto comincia una digressione e, parlando di krill, si dice: "La parola krill è norvegese. Deriva dal termine olandese kriel, che significa avannotto ma che ora viene usato per indicare sia i pigmei, sia le galline nane. I bastoncini di krill sono stati lanciati sul mercato con un certo successo in Cile, ma la carne macinata di krill ha rappresentato pressoché un disastro in Russia, Polonia e Sudafrica a causa dei livelli pericolosamente alti di floruro. Sono i gusci di krill a contenere floruro, ma erano troppo piccoli per toglierli prima di tritare tutto".
Domanda 12: "Le marmotte uccidono l'uomo?" Ecco la risposta: "Sì. A colpi di tosse. Le marmotte sono benigni panciuti membri della famiglia dei roditori. Sono grandi più o meno quanto un gatto e squittiscono forte quando hanno paura. Intenerisce meno il fatto che la varietà bobac, che vive nelle steppe della Mongolia, sia particolarmente soggetta a un'infezione polmonare causata dal batterio Yersinia pestis, comunemente noto come peste bubbonica. La diffondono tossendo addosso a chi si trova nelle vicinanze, infettando pulci, topi e infine l'uomo. Tutte le grandi epidemie di peste che dall'Asia orientale dilagarono in Europa arrivarono dalle marmotte della Mongolia. Si stima sia morto più di un miliardo di persone: questo rende le marmotte seconde solo alle zanzare della malaria come killer dell'uomo". E poi ancora, parlando di bubboni: "l'origine è il greco boubon, inguine, da cui bubbonico". E il capitolo prosegue con altre curiosità relative a quali parti della marmotta vengano e non vengano mangiate in alcune culture; e al Groundhog Day celebrato il 2 Febbraio negli Stati Uniti.
Domanda 14: "Che cosa fanno i camaleonti?" Ecco l'inizio di questo capitoletto: "Non cambiano colore per mimetizzarsi con lo sfondo. Non l'hanno mai fatto; non lo faranno mai. Un'invenzione dalla A alla Z. Una mistificazione bella e buona. Una bugia totale". Segue naturalmente una dettagliata spiegazione di cosa succede realmente ai camaleonti.
Domanda 15: "Come si nascondono gli orsi bianchi?" A margine si dice quanto segue: "I nomi scientifici possono essere un po' fuorvianti. Ursus arctos non è l'orso bianco ma quello bruno. Ursus naturalmente significa orso in Latino, mentre arctos ha lo stesso significato in Greco. È l'Artico a prendere il nome dall'orso, non viceversa; era la regione dell'orso, dove vivevano gli orsi, indicata dal grande orso del cielo, la costellazione dell'Orsa Maggiore. L'orso polare è l'Ursus maritimus, l'orso del mare".
Se questo è solo l'inizio figuratevi come è il resto. In un precedente post scrivevo che se guadagnassi quanto percepiva Cimoli quando era AD di Alitalia mi sarei ritirato dopo sei mesi a coltivare banane in Islanda. Non era una frase a caso: leggendo questo libro ho scoperto che l'Islanda è il maggior produttore europeo di banane.