Parlando di Dio e di Dèi c'è un fatto difficile da confutare: nella Storia dell'Uomo, da un certo punto in avanti, essi sono presenti in ogni cultura, indipendentemente da latitudine e longitudine; l'uomo ha cioè sentito l'esigenza, ovviamente inconscia, di creare Dio.
L'approccio che personalmente uso per spiegare la creazione di Dio è di tipo geometrico.
L'uomo vive nelle tre dimensioni spaziali e in quella temporale, vive cioè in quello che tecnicamente si chiama un iperspazio a quattro dimensioni. La cosa importante è osservare come tutte e quattro le dimensioni sono limitate, hanno cioè un inizio e una fine. Per semplicità di ragionamento condensiamole tutte in una sola e immaginiamo che la vita umana si possa descrivere con un segmento A-B: la vita esiste a partire dal punto A e termina nel punto B.
L'evoluzione della nostra mente ci ha portato a differenziarci dagli altri animali grazie allo sviluppo di coscienza e autocoscienza.
Da un certo momento in avanti i nostri antenati hanno probabilmente elaborato la consapevolezza di essere segmenti A-B, ovvero entità limitate nel tempo e nello spazio.
Il passo successivo è stato quello di domandarsi: ma se io sono un segmento A-B, cosa c'è prima di A e cosa ci sarà dopo B? Questo, in geometria, corrisponde al concetto di retta, un segmento infinito in entrambi i suoi sensi.
È il passaggio cruciale: dal limitato e dal finito all'illimitato e infinito.
La nascita del concetto di Dio, fatto profondamente antropologico, per me si può spiegare così.